• La moderna Itaca

    scritto il 22 Maggio 2016 da: Michele Tomaselli

    Le Incoronate e l’arcipelago di Zara: tra acque cristalline che ricordano i Caraibi e una natura brulla e fascinosa, una crociera in barca tra le più belle isole della Dalmazia. Dove il cinema ha ambientato la storia di Ulisse.

    La Supermarkej, una vecchia imbarcazione a motore che propone escursioni al largo di Zara, sta partendo dal porto di Zglav, nell’isola di Dugi Otok, verso l’arcipelago delle Kornati. Siamo gli unici ospiti a bordo, assieme a una coppia delle Langhe; me l’aveva consigliata Jure, un vecchio lupo di mare che avevo conosciuto la sera prima a Sali. Con il suo italiano stentato aveva puntualizzato che Ivo, il capitano della Supermarkej, era un grande navigatore che sapeva affrontare il mare in ogni condizione, anche a Forza 8, e che per 7 mesi all’anno lavorava sulle petroliere, solcando il Mediterraneo in lungo e in largo. È un piacere conoscere Ivo, un uomo dal sorriso smagliante, forse appesantito dai chili di troppo, che deve aver superato da un po’ la quarantina.

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      Arcipelago delle Kornati: piccolo villaggio di pescatori con una piccola Konoba, descritto nell’articolo


    Si rivela molto affidabile anche se, prima di lasciare la baia di Sali, si era già scolato la prima birra.

    Dalla sua memoria fuoriescono storie del mare e del nonno irredentista che amava l’Italia più di ogni altra cosa (Zara e il suo entroterra appartennero al Regno d’Italia fino al 1947), ma anche ricordi della Guerra d’indipendenza croata, da lui stesso vissuta. Il coinvolgimento per la sua narrazione è intenso come il panico che viviamo ogni mezz’ora, quando si assenta per bere una birra lasciando l’imbarcazione perdere momentaneamente la rotta e puntare verso gli scogli. Fortunatamente per noi, l’uomo del mare riesce sempre a raddrizzare il timone.

    Raggiungiamo la baia di Telašćica, fra i porti più incontaminati dell’Adriatico e meta gettonata di velisti, che racchiude magnifiche acque azzurre, cinque piccole isole e altri cinque minuscoli isolotti. I suoi contorni sono delimitati da possenti scogliere, alte 166 metri, che scendono a strapiombo sul mare e nascondono il piccolo e salatissimo lago Mir: un gioiello unico. Ma basta aguzzare di poco la vista per osservare un vero e proprio paradiso terrestre: le isole Kornati.

    Il paesaggio suggestivo che le contraddistingue è diverso da quello delle altre isole dalmate; la vegetazione è scarsa, costituita prevalentemente da rocce bianche e cespugli. Il loro aspetto è quello di un’immensa pietraia in mezzo al mare. Lì, gli oliveti crescono nel silenzio, mentre un’infinita trama di muretti a secco corre da un capo all’altro dell’isola per proteggere le piante d’olivo dai morsi degli animali ed evitare gli allontanamenti delle capre.

    Ivo ci spiega che l’aspetto delle Kornati è il risultato della pastorizia. Nei secoli scorsi (e fino a qualche decina di anni fa) i pastori davano fuoco alla vegetazione per creare il pascolo, cosicché ad avvenuta rigenerazione del terreno le pecore potessero nutrirsi di nuova erba. Tuttavia i ripetuti incendi hanno causato un paesaggio arido e brullo.

    L’arcipelago è il più denso del Mediterraneo ed è composto da 147 tra isole, isolotti e grossi scogli. Ci lasciamo subito ipnotizzare dal mare limpido e dalla grande biodiversità della Riserva Naturale delle Kornati, che conta 356 specie vegetali e 295 specie marine. Viste dall’alto le isole sembrano sassi gettati nel mare… La leggenda vuole che a compimento della Creazione, alle origini del cielo e della terra, fossero avanzate delle pietre, così Dio per sbarazzarsene le scaraventò a mare. Facendo nascere le Incoronate. Il paesaggio è idilliaco; non a caso a Mana, una delle isole delle Kornati, sono state girate alcune scene del film “Odissea, le avventure di Ulisse” di Franco Rossi, del 1968, coprodotto e trasmesso dalla RAI. La location infatti è simile a Itaca, la terra lontana cantata da Omero. Così, nella ricostruzione cinematografica, il palazzo della Regina Penelope si nasconde fra i labirinti rupestri delle Incoronate. La storia è nota: Penelope è affranta per l’esito della guerra di Troia e per le notizie che pervengono sul consorte Ulisse; la sua reggia è invasa dai Proci: pretendenti rudi e grezzi che sperperano i suoi averi mangiando, gozzovigliando e tracannando vino a sbaffo. È per di più insistono che Penelope scelga uno di loro per marito. Ma la donna guadagna tempo e comunica ai Proci di ritardare la decisione dacché costretta a tessere una tela in onore del suocero Laerte. Tela che disfaceva ogni notte in modo che il lavoro non finisse mai. All’epilogo Ulisse torna a Itaca, vince la sfida con l’arco e uccide i Proci. Riprendiamo a navigare alla scoperta di nuovi anfratti. Dura la vita di questi naufraghi, emuli di Robinson Crusoe, che vivono all’interno di queste isole spazzate dalla Bora o dal Maestrale. C’è poca acqua dolce, la maggior parte è di origine piovana  e viene raccolta in enormi vasconi. La luce elettrica viene prodotta dai pannelli solari, mentre la connessione a internet è instabile o inesistente. Non ci sono supermercati, ma solo qualche negozietto. Due volte alla settimana, una barca dipinta di rosso fa il giro dell’arcipelago per vendere le vettovaglie.

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    Arcipelago delle Kornati: attracco di un veliero in una baia dinnanzi all’isolotto di Otok Velo Šilo


    È quando attracca al molo le donne del villaggio piombano come missili per accaparrarsi pane fresco, uova, latte, pomodori e casse di Ozujsko o di Karlovacko, le birre più diffuse dei Balcani. Ormeggiamo in una incantevole insenatura. Rimaniamo a prua ad assaporare lo spettacolo dell’acqua. È trasparente, l’ideale per tuffarsi e fare snorkeling.

    Ci sono tanti pesci colorati. Ivo nel frattempo fissa la cima della montagnola che si erge di fronte a noi. È dominata da dodici croci. Dodici come i vigili del fuoco che il 30 agosto del 2007 lì sopra persero la vita nel tentativo di spegnere un incendio. A tradirli fu probabilmente un repentino cambio del vento: sei di loro morirono all’istante, arsi vivi dalle fiamme, altri sei nei giorni successivi a causa delle gravissime ustioni. Solo uno riuscì a sopravvivere. A distanza di anni sono ancora ignote le cause del rogo, anche se l’ipotesi più accreditata rimane quella della conflagrazione e che l’incendio si sia generato per effetto di un ordigno esplosivo. Frane Lučić, l’unico pompiere sopravvissuto alla tragedia e morto nel 2011, disse all’epoca: “I miei compagni sono stati investiti dall’esplosione di un ordigno dell’Alleanza atlantica che gli aerei NATO avevano scaricato nel 1999 dopo gli attacchi alla Serbia”.

    Ora la temperatura è mite e il clima è ventilato. Non ho più scuse e, anche se non amo particolarmente l’acqua, mi tuffo. Arrivato a riva mi arrampico sulla collina, procedo lungo una pietraia ripida pervasa dall’odore di salvia e rosmarino e giungo alle dodici croci. L’orizzonte è uno spettacolo ancora più grandioso del mare. Ritornato a bordo, continuo assieme agli altri la peregrinazione dell’arcipelago. Costeggiamo l’isola dal lato sopravento e ci lasciamo conquistare dalle baie e dai fondali quasi caraibici. Improvvisamente Ivo ferma la barca. L’acqua è di un blu intenso, arrivando a toccare i 100 metri di profondità. Siamo vicini a un faraglione dove scorgiamo un sacco di aragoste. Decidiamo di fare un altro bagno. Alle 13 attracchiamo in un piccolo villaggio di pescatori. L’atmosfera è d’altri tempi. Da modeste case in muratura proviene l’odore del pescato; una piccola Konoba (ristorante), con delle foto appese ai muri, e alcune batane che orlano la riva del mare completano l’ambiente.

    Anche Ivo possiede un casa. Mi dice arrabbiato che il governo croato gli ha intimato la demolizione perché l’edificio si trova all’interno della Parco Naturale delle Kornati. Un provvedimento che non ritiene giusto perché ha sempre avuto questa proprietà. Appartiene alla sua famiglia da generazioni, dagli inizi del XX secolo, quando suo nonno mandava al pascolo 120 animali fra pecore e capre. Da quell’ingiunzione sono passati tanti anni e nessuno si è fatto più sentire, così continua a portarci i turisti. È ora di pranzo; il nostro capitano Ivo, aiutato dalla moglie comparsa all’improvviso, ci cucina del pesce alla griglia, con contorno di insalata, vino rosso, limonata, biscotti, caffè turco e rakija. Quest’ultima è la bevanda alcolica per eccellenza dei Balcani e, nella forma più comune, Slivovitz o Šljivovica, è prodotta con la prugna. Non c’è villaggio, casa e regione ove manchi una bottiglia di rakija, pronta a dare il benvenuto agli ospiti e ad accompagnare i pasti. Il pesce è stato appena pescato e proviene dalla baia vicina. Sono stati cucinati il fragolino, il sarago e il bago. Davvero squisiti.

    Purtroppo è già ora di ripartire. Proseguiamo la rotta verso Šibenik, all’imboccatura del canale di Sant’Antonio. È uno stretto braccio di mare, segnalato al suo ingresso da un faro e dalla fortezza veneziana di San Nicola, progettata dal veneziano Gian Girolamo Sanmicheli. Il canale non è molto largo e dopo nemmeno due miglia nautiche sbocca in un bacino salato, ove affaccia Šibenik. Questa cittadina medioevale, detta anche “piccola Genova”, è un vero gioiello architettonico. Un dedalo di strette calli dove ammirare palazzi patrizi in stile veneziano e alcune chiese. La Cattedrale di San Giacomo è stata dichiarata Patrimonio Unesco e vanta un magnifico fregio con 71 teste scolpite. Ormeggiamo e ci godiamo la città. L’indomani navighiamo verso Skradin, una piccola cittadina con le case di pietra e il campanile a cipolla, nota soprattutto per il Parco Nazionale di Krka. Qui si trovano le cascate di Skradinski buk, di Roški slap e la piccola isola di Visovac, che ospita un monastero francescano e una Chiesa del XIV secolo. Le cascate creano bellissimi giochi d’acqua e si placano in una meravigliosa piscina naturale; l’acqua trasparente è l’ideale per tuffarsi. Per arrivarci con la barca risaliamo lo stretto fiordo del fiume Krka che ha quasi la parvenza di un orrido, fino ad arrivare al Prokljansko jezero, un lago profondo fino a venti metri. L’ultima tappa di un viaggio semplicemente indimenticabile.

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    Le cascate di Skradinski buk, (vicino a  Šibenik) , facenti parte del  Parco Nazionale di Krka. Le cascate creano bellissimi giochi d’acqua e si placano in una meravigliosa piscina naturale


    Dugi Otok (Isola Lunga)

    È una delle isole meno turistiche della Croazia. Offre paesaggi incantevoli e una natura incontaminata. Posto ideale per rilassarsi. È lunga 45 km e larga da 1 a 4 km. La sua cima più alta è il Vela Straža che raggiunge i 338 m. La sua costa sudoccidentale è ripida e frastagliata. Offre una serie di spiagge bianche, tra le quali Sakurun e Telašćica. Sali è il centro culturale e amministrativo, e vanta una tradizione millenaria nel campo delle attività pescherecce. Ha un clima mediterraneo, con estati piacevoli senza calure esagerate e con inverni miti.

    Veli Rat

    La località è sorta ai tempi dell’antica Roma. Ubicata nel punto più settentrionale dell’isola Lunga, nella baia di Cuna, è collegata da uno stretto canale con l’insenatura Pantera. Se non soffrite di vertigini non potete perdervi il faro di Veli Rat, costruito alla fine del XIX secolo. Dalla sua sommità si gode una vista interminabile su Dugi Otok e su tutte le isole del circondario. Con i suoi 42 metri di altezza è considerato il faro più alto dell’Adriatico. Riserva naturale di Telašcica Zona protetta nella parte sud-orientale dell’isola, per visitarla bisogna pagare un biglietto d’ingresso di circa 3 euro (i bambini sotto i 7 anni entrano gratis). Si può visitarla a piedi, in bici o in barca. Di solito le escursione in barca comprendono anche le visite alle Kornati. Telašćica fa parte del Parco Nazionale delle Isole Kornati. Al suo interno proseguendo a piedi si arriva al lago Mir. Si tratta di un lago lungo 900 metri e largo 300, collegato al mare tramite canali sotterranei.

    Come raggiungere l’isola

    Prendere l’autostrada A4 fino al valico di Pesek. In Slovenia proseguire per la E61. Dopo il confine con la Croazia (valico di Starod/Pasjak) seguire le indicazioni per Rijeka. Continuare verso Zagabria sulla E65, fino a Bosiljevo, quindi svoltare a destra sulla E71 fino a Zadar. Entrare nel porto di Gazenica e imbarcarsi sul traghetto.

     

    articolo apparso su iMagazine N. 62 maggio  – giugno 2016

     

     

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