• COLONIA CAROYA. Argentina

    scritto il 18 Giugno 2023 da: Michele Tomaselli

    BREVE DIARIO DI VIAGGIO

    Ho avuto l’onore di rappresentare attraverso l’Ente Friuli nel Mondo, quale direttore del periodico “L’Osteria Friulana” del “Comitato Friulano Difesa Osteria”, anche Udine e Cervignano del Friuli alla rinomata festa provinciale della 53° Vendemmia e  della 44° Sagra nazionale dell’Uva di Colonia Caroya, in Argentina, tra l’11 e il 12 marzo 2023, assieme all’amico Vincenzo Venchiarutti e al cantautore friulano Dario Zampa.

    Da sinistra Michele Tomaselli, Dario Zampa e Mauro Tonasso. 

    Colonia Caroya è vera “città friulana”, che i suoi abitanti chiamano affettuosamente “Piçul Friûl” (piccolo Friuli). Del Friuli, infatti, mette in risalto aspetti tipici: le feste, le tradizioni e l’identità culturale. Qui si parla friulano, si mangia friulano… Come anticipato, qui si celebrano: la festa della vendemmia, la sagra dall’uva, ma anche la festa del salame, della polenta e del “Codeguín”. Il vino e i salami del territorio sono conosciuti oltre la provincia di Cordoba e richiamano visitatori, che, sempre numerosi, non disdegnano la cucina friulana tanto da ricercarla nei ristoranti della città.

    Tre sono le principali cantine: Bodega La Caroyense, Bodega Nanini e Bodega Campana. Sabato 11 marzo 2023 si è tenuta la cerimonia con la sfilata di apertura della 53° “Festa provinciale della vendemmia”. Presentazione dello spettacolo “Herederos de nestre tiare” ed esibizione del gruppo musicale Furlan di Doman con incoronazione di miss Regina Provinciale della Vendemmia. L’indomani, nella Casa del Friuli, albergo e ristorante costruito dall’impresario tramontino Domenico Facchin, si è svolta la riunione con i rappresentanti dei Fogolârs giunti a Colonia, guidata dal presidente del locale sodalizio, Luis Grion. Presenti una decina di delegati fra i quali: i giovani presidenti dei Fogolârs di Apostoles (Misiones) e San Francisco (Cordoba), nuove realtà venute alla luce pochi anni fa. Era presente anche il presidente del Fogolâr Furlan di Santo Domingo, Mauro Tonasso. Poi ha preso avvio la grande festa che si è concentrata lungo il viale alberato con un palco allestito davanti alla Casa del Friuli, dove autorità, ospiti, cori, complessi, balletti folcloristici, hanno proposto le loro esibizioni fino a tarda sera. L’amico Dario Zampa si è esibito sul palco. Inimitabile cantautore friulano qual è, non ha tradito le aspettative, regalando al pubblico uno spettacolo ricco di emozioni. É seguita la locale corale “Lidris” di Lito Carito con due canzoni di Dario Zampa: Masse biel e Buine sere Friûl. il sindaco di Colonia Caroya Gustavo Brandán ha conferito la chiave della città a Dario Zampa. Al termine pranzo sociale sotto i platani dell’Avenida San Martín, davanti alla Casa del Friuli.

    Dario Zampa a Colonia Caroya (Foto Michele Tomaselli) 

    Martedì 14 marzo andiamo a mangiare dalla famiglia Cragnolini, il cui capostipite proveniva da Gemona del Friuli. Io alloggio da Julio Di Poi cugino di Vincenzo Venchiarutti. I Di Poi, originari di Osoppo, arrivarono a Jesus Maria nel 1950. La loro storia merita l’approfondimento, che propongo di seguito.

    IL BAULE DEI MIGRANTI

    Le loro storie si assomigliano tutte e hanno le radici in coloro che un bel giorno decisero di partire stipando sogni e speranze dentro un baule. Il padre di Julio, Elvino Di Poi, aveva combattuto dapprima nella guerra civile spagnola e poi nella campagna del Nord Africa, tra Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco. Durante un combattimento, ferito, venne catturato e quindi fatto prigioniero. Alla guida di un’ambulanza, riuscì a fuggire e a riparare in luogo sicuro. Il 22 ottobre 1950 lasciò il Friuli per raggiungere l’Argentina, assieme alla moglie Maddalena, i figli Sergio di 5 anni e Julio di 5 mesi. Di professione fabbro, qui fondò una carrozzeria tutta sua.

    All’ingresso della casa di Julio è ben in mostra il baule di legno con cui la famiglia Di Poi attraversò l’Oceano Atlantico a bordo della nave “Corrientes”. Proseguo il viaggio e raggiungo in aereo San Juan, capitale dell’omonima provincia nella regione del Cuyo, qui ospite della cugina di Vincenzo, Susanna Venchiarutti e di suo marito Alberto Aubone. Una famiglia conosciuta anche perché Anna Fabiola, che è una delle loro figlie, è deputata della Nazione Argentina, eletta dopo aver ricoperto il ruolo di ministro del governo di San Juan. Le cantine, ai piedi delle Ande si chiamano bodegas e sono tantissime, potreste tranquillamente passare una settimana intera, visitandone decine al giorno, senza mai ritornare nelle stesse. La provincia di San Juan è patria del vino più famoso dell’Argentina: il delizioso Malbec. Un vino rosso, corposo, ma morbido, ha note di frutta matura e confettura, con prevalenza di frutta nera.

    Parco di Ischigualasto (Foto Michele Tomaselli) 

    Parco di Ischigualasto. Guanaco (Foto Michele Tomaselli) 

    Uno giornata è dedicato alla visita del Parco di Ischigualasto, area inserita nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco Si estende per 603 chilometri quadrati a un’altitudine di circa 1.300 metri. La vegetazione è tipica dei paesaggi desertici (arbusti, cactus e rari alberi). Il clima è molto secco, con piogge concentrate durante l’estate e temperature estreme (minime di -10 e massime di 45 gradi gradi). Un territorio arido, dunque, che ha portato alla definizione di Valle della Luna a causa dell’aspetto aspro e lunare.

    BUENOS AIRES

    L’ultima parte del viaggio la passo a Buenos Aires, ospite della “Sociedad Friulana”, detta “la none” per essere il più antico Fogolâr Furlan dell’Argentina, fondato nel 1927. La calorosa accoglienza del Presidente Eduardo Dino Baschera mi ha fatto apprezzare questo angolo di Friuli ai confini del mondo, grazie alle molteplici attività che porta avanti, corso di lingua friulana compreso. Un flashback …

    Gli uomini del III Reich

    Un mistero, tutti quei nazisti emigrati in Argentina e nel resto dell’America latina. Non è un segreto, è qualcosa che ho imparato a scuola, ma è strano che ci siano pochi libri in italiano a parlarne. Tra i tanti gerarchi, i più noti furono sicuramente Adolf Eichmann, Klaus Barbie, Josef Mengele, Ante Pavelic e Erich Priebke. La fuga di questi grandi criminali, fu resa possibile grazie ad un’organizzazione, nota come Odessa, non un organismo isolato ma piuttosto una strutturata e fitta rete di connivenze. Camminando per Calle Arenales, trovo al numero 2460, la casa che ospitò Josef Mengele (di proprietà negli anni ‘50 del sig. Teodoro Malbranc), residenza che fu anche il centro operativo dell’organizzazione, nota come “Spinnewebe” (ragnatela) per accogliere e nascondere nazisti. Sembra accertato che dal 1952 al 1955, Mengele più volte visitò l’allora presidente argentino Juan Domingo Perón, nella residenza presidenziale: “La Quinta de Olivos”.

    Arenales. Al n 2460 si trova la casa che accolse il nazista Joseph Mengele. (Foto Michele Tomaselli)

    Un’altra storia che merita approfondimento riguarda la corazzata tedesca “Admiral Graf Spee”. Nel 1939, dopo aver lasciato il porto di Montevideo, in Uruguay, il comandante, Hans Wilhelm Langsdorff, decise di affondare la nave; alcuni membri dell’equipaggio furono scortati a Buenos Aires e internati, si dice a Colonia Tirolesa e villa General Belgrano, nei pressi di Córdoba, non lontano dalla colonia nazista di Alta Gracia. Come racconta Guevara Lynch (Che Guevara), questi prigionieri furono messi sotto sorveglianza, ma liberi di frequentare addestramenti militari con finti fucili di legno. Alcuni camion provenienti dalla Bolivia, carichi di armi, si diressero proprio in questa zona di esercitazioni. Si sospettava che un albergo, gestito da tedeschi, fungesse da copertura per una rete di spionaggio nazista, con tanto di ricetrasmittente clandestina. Lo stesso Lynch e i suoi compagni allarmati, per quello che a loro giudizio era la prova lampante dell’espansione di una rete nazista clandestina a Córdoba, inviarono un rapporto dettagliato al quartier generale di Acción Argentin a Buenos Aires. E oggi, probabilmente, i discendenti dell’equipaggio sopravissuto dell’”Admiral Graf Spee” vivono in Argentina.

    Dopo questo excursus storico, torniamo al mio viaggio. La domenica successiva partecipo alla festa del 58° anniversario di fondazione dell’”Unione Friulana Castelmonte”: fogolâr gestito dal presidente Giovanni Chialchia, sodalizio che opera in sinergia con la parrocchia di Nuestra Señora de Castelmonte. Questa chiesa è gestita dalla Diocesi di Udine e custodisce una copia della statua della Madonna di Castelmonte. Grazie a don Claudio Snidero, prete originario di Sant’Andrat dello Judrio (Corno di Rosazzo), la missione riesce ad andare avanti. Per concludere non posso altro che confermare quanto scrive Zampa sulla Rivista -n-748-marzo aprile-2023 dell’Ente Friuli nel Mondo: «Quello che mi è rimasto impresso, alla fine di questo viaggio, è l’orgoglio dei discendenti friulani d’Argentina nel mantenere i valori e le tradizioni trasmesse dai padri, dove sono ancora ben radicate le radici identitarie di un Friuli che diversi di loro conoscono solamente per sentito dire».

     

    Da sinistra in alto Vincenzo Venchiarutti, don Claudio Snidero, Dario Zampa, Da sinistra in basso Michele Tomaselli e Giovanni Chialchia.

    Per concludere non posso altro che confermare quanto scrive Zampa sulla Rivista -n-748-marzo aprile-2023 dell’Ente Friuli nel Mondo: «Quello che mi è rimasto impresso, alla fine di questo viaggio, è l’orgoglio dei discendenti friulani d’Argentina nel mantenere i valori e le tradizioni trasmesse dai padri, dove sono ancora ben radicate le radici identitarie di un Friuli che diversi di loro conoscono solamente per sentito dire».

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